Una tranquilla cittadina viene invasa da zombies assatanati e infettati dal DC2, un agente biochimico. Solo l’abilità mariachi e da kung-fu man del giovane Wrey e quelle della sua compagna Cherry, riusciranno a riportare l’ordine. Secondo episodio, purtroppo sciolto dal primo, del dittico Grindhouse, Planet Terror non è solo un delirio visivio di morti viventi che trucidano ogni cosa che incontrano. Rodriguez racconta, prima che un film, l’atmosfera degli anni dei Grindhouse, i drive-in americani dove si potevano vedere gli splasher movie e gli horror, attraverso immagini sporche, interrotte, puzzolenti. E’ un gioco calibrato che sfrutta e amplifica tutte le coordinate dei generi: da gun-gun mariachi all’horror b-movie. E come da tradizione, per quei film, c’è pure spazio per la satira politica col richiama all’Iraq e a Bin Laden, il gusto della citazione, le comparsate devianti (da Bruce Willis a QT). Un cinema forte, gustoso, diverso, originale, creativo e, come Death Proof, anche perverso, ma totalmente dedicato all’immagine, al senso del guardare, al desiderio di scoprire, una dietro l’altra, sensazioni nascoste e private, prodotte dagli occhi. Sorprendente per le trovate (un marchio di fabbrica per Rodriguez): dalla gamba di legno trasformata in gamba fucile, alle pistole-siringhe nella giarrettiera. E poi, anzi, e all’inizio Machete. Ma qui mi fermo.
DAZEROADIECI:: 8
MATTEO MAZZA