...“Questo nostro film nasce da un senso di colpa. Tre anni fa, quasi per caso, abbiamo scoperto la tragedia armena... sapevamo,
credevamo di sapere... Un eccidio di uomini, donne, bambini nel 1915 in nome della ‘grande Turchia’. Decenni sono passati da allora,
il popolo armeno attende ancora giustizia e noi – come milioni di altri – quasi ignoravamo tutto questo.”
...“Da tempo sentivamo il bisogno di avvicinarci con il nostro cinema a quella che è la tragedia più cupa dei nostri tempi: gli eccidi tra
popoli fratelli, tra etnie che convivono, qui in Serbia, nel Kosovo, in terre divise da noi solo da un tratto di mare, e in Africa, in
Asia...”
...“L’occasione fu la lettura del bel libro di Antonia Arslan ‘La masseria delle allodole’, un romanzo particolare, qualcosa come una
indiretta autobiografia. Antonia è italiana di origine armena, e nel libro ha raccontato l’olocausto della sua famiglia. Romanzo,
documento. Per noi due ha segnato l’incontro tra gli eventi del passato e quelli del nostro presente. Ma, come sempre, non ci interessava
– e non ne saremmo stati capaci – disegnare un quadro storico. Ci interessava seguire alcune creature, i loro destini particolari, unici, e
proiettarli poi in un grande evento collettivo, che si rivela nel suo orrore oggi, ma che affonda le sue radici nel passato. ... Nunik,
Armineh, Aram: gli armeni... e Nazim, Arkan, Egon, Yussuf: i turchi... il racconto ha avuto inizio...”
...“Parlare bene dei propri attori è come fare un complimento a se stessi! Ma il film – davvero – deve molto alla interpretazione di un
gruppo di attori bravi, molto bravi, che con passione hanno dato vita ai loro personaggi. Sono italiani, spagnoli, francesi, tedeschi... e,
purtroppo, non possiamo avvalerci della presa diretta – lo sapevamo in partenza – ma la rinuncia era calcolata: volevamo scegliere in
Europa i volti, le personalità che più corrispondevano alla nostra fantasia durante la scrittura del film. D’altra parte il nostro paese
non è oggi l’Europa?”
...“Anche noi siamo convinti della necessità che la Repubblica turca entri nell’Unione europea, ma anche della necessità che si pronunci
pubblicamente sulla verità storica della tragedia armena, così come Germania e Italia hanno affrontato il loro passato criminale.”
... “Stiamo parlando della Turchia e ci piace ricordare il nostro incontro col pubblico e la critica turca: il festival di Istambul volle
dedicare al nostro cinema una retrospettiva ed a ogni proiezione si rinnovava il rapporto di amicizia tra noi e gli spettatori.”
Paolo e Vittorio Taviani