SATURNO CONTRO è un film corale, la storia di un gruppo di amici. Si respira per questo un clima quasi da “Fate Ignoranti”, sette anni dopo. E’ una scelta voluta e meditata o solo una coincidenza?
Sono due film molto diversi, anche se a prima vista potrebbe sembrare che abbiano dei punti in comune. Le Fate Ignoranti era la storia di una donna e del suo incontro con un gruppo di persone che erano esattamente il suo “opposto” e da questo incontro nasceva e maturava il cambiamento” e la “guarigione” della protagonista. Il “gruppo” de “Le Fate” era un gruppo “alternativo”, non borghese. Era una vera e propria “famiglia allargata”, quasi una “comune”. A differenza di quel film, Saturno contro non racconta la storia di un personaggio in rapporto ad un gruppo diverso”, ma racconta direttamente IL GRUPPO, che è abbastanza omogeneo e decisamente borghese. Il nucleo centrale del gruppo è formato da persone, più o meno dei quarantenni, che non hanno problemi economici, hanno un rapporto di amicizia molto stretto e intenso e di lunga data che presenta dei segni di stanchezza dovuta all’abitudine. A loro, col tempo, si sono aggiunti elementi più giovani che però ormai fanno parte integrante del gruppo, che si confronta soprattutto con il tema della Separazione (sia nell’amicizia che nell’amore) ma non si pone come "alternativo”, anche se composto da persone con scelte sessuali diverse tra loro. Questo fatto non è sottolineato e non è la “differenza” che li unisce (come ne “Le Fate”) ma l’amore e l’amicizia che hanno maturato in anni di esperienze in comune.
SATURNO CONTRO è un film con una decina di protagonisti. Come scegli gli attori e come lavori con loro?
Quando abbiamo cominciato a pensare e scrivere il film ancora non avevamo in mente gli attori. Sapevo da tempo che avevo
voglia di lavorare di nuovo sia con Accorsi che con la Buy. E sapevo anche di voler lavorare con Favino. Ma durante la
scrittura non era stato ancora deciso se ci sarebbero stati nel film e in quali personaggi. Mentre scrivevamo il film però
sempre di più mi era chiaro che Stefano sarebbe stato giusto per il personaggio di Antonio: gliene ho anche parlato e gli
ho fatto leggere qualcosa e lui era entusiasta. Così come il personaggio di Neval era ovviamente destinato a Serra Yilmaz,
con cui volevo tornare a lavorare. A scrittura finita ho cominciato a pensare agli altri. Ricreare la coppia Accorsi/Buy,
che tanto successo aveva avuto ne “Le Fate”, era un’idea che mi piaceva ma nello stesso tempo mi intimoriva, non volevo che
sembrasse una idea “produttiva”, una furbata. Ma come si fa a resistere a Margherita? E’ talmente naturale e brava! Allora
ho voluto rivederli insieme e subito è riscattata la “chimica” giusta tra loro e anche tra loro e me. La terza scelta è
stata quasi naturale: se a Favino fosse piaciuto il personaggio di Davide, sarebbe stato suo. E così è successo. Per gli
altri personaggi il mio casting mi ha fatto una serie di proposte e ho scelto chi incontrare. Io non faccio provini su
parte. Parlo con gli attori, non solo del film ma anche e soprattutto di altro. Devo “sentire” quanto di loro possono dare
al “personaggio”, con un processo quasi contrario a quello che si fa di solito. Come se fosse il Personaggio che si deve
immedesimare nell’Attore e non l’opposto. Per Roberta ho pensato subito ad Ambra, che avevo incontrato un anno prima ad una
premiazione. Non ho pregiudizi nei confronti degli attori: non mi importa se siano famosi o no, se vengano dalla
televisione o dal cinema o dal teatro. Dipende tutto dal rapporto che si instaura tra me e loro negli incontri che faccio.
Una volta deciso il cast, prima di girare il film, faccio un paio di settimane di lettura a tavolino con gli attori di
tutto il copione. E’ importante anche per la scrittura che le situazioni e i dialoghi siano verificati con loro, in modo
che se ci sono dei dubbi, delle incogruenze, delle mancanze vengano fuori subito. Questo ci porta sempre a fare dei tagli,
delle aggiunte, a rendere il dialogo il più naturale e “parlato” possibile, senza però snaturare la struttura e il senso
della sceneggiatura. Dovendo girare un film con così tanti personaggi e quindi così tanti attori, era importante per me che
IL GRUPPO si formasse prima di girare, che ci fosse già un affiatamento, che non si stabilissero gerarchie o stili di
recitazione diversi. Per questo, poi, sul set c’è stata una atmosfera quasi magica di grande amicizia e collaborazione tra
tutti.
Si ritrovano nel film temi morali e problematiche sociali di estrema attualità. Trattati con delicatezza e senza
forzature ideologiche. Quanto incide “lo spirito dei tempi” nelle storie che, con il tuo co-sceneggiatore Gianni Romoli,
decidi di portare sullo schermo?
“Lo Spirito dei Tempi” incide moltissimo ma non direttamente, arriva per conto suo, non cercato, non voluto. Insomma si invita da solo alla festa, ma è inevitabile che ci sia. Quando comincio a parlare di un film con Gianni Romoli non partiamo mai dai “temi” e soprattutto mai dall’attualità. Quasi sempre il punto di partenza è un episodio, una emozione, un ricordo. Ci chiediamo cosa vogliamo raccontare di noi stessi in QUESTO preciso momento della nostra vita. Non però a livello di fatti personali e autobiografici. E’ come se andassimo alla ricerca di tirar fuori il “sentimento” che proviamo più forte in quel momento o che abbiamo provato negli ultimi tempi. Cosa ci sembra giusto e necessario raccontare. Quindi casomai il punto di partenza, se è di attualità, è di una attualità sentimentale ed emotiva, molto irrazionale. Ci frantumiamo allora in molti personaggi: ognuno di loro ha delle cose nostre, ma nessuno di loro è completamente noi. E con i personaggi iniziamo a imbastire una storia. Se poi la storia incontra strada facendo un tema sociale o morale che è di attualità stiamo, casomai, attenti a che questo non divori quello che stiamo raccontando. Cerchiamo di lasciarlo fuori della porta. Ci concentriamo fortemente sui personaggi e sulle dinamiche tra loro. E credo che in Saturno contro questo sia avvenuto ancora di più che negli altri miei film. Il mondo intorno ai personaggi quasi non è rappresentato oggettivamente, non si vede la “società”, è come se loro stessero in un palcoscenico in cui non c’è posto per altri, nemmeno quasi per le comparse. Se poi da quello che loro vivono e con cui si confrontano scaturiscono oltre che i sentimenti anche i temi morali e sociali del momento sono contento perché significa che i Personaggi sono realmente nostri “Contemporanei”. Nessuno sfugge alla Società in cui vive. Come si diceva tanti anni fa? “Il Privato è Politico”. Beh, è ancora vero.