FUORISCHERMO

 

PUPI AVATI
Regista di "La cena per farli conoscere"
A CURA DI FUORISCHERMO
Arriva il nuovo film di Pupi Avati. Una commedia sentimentale tinta di amarezza e senso critico. Famiglia, società, presente, queste le coordinate su cui si muove l'ultima riflessione cinematografica di Pupi Avati. Queste sono alcune sue dichiarazioni.
PUPI AVATI Nella mia filmografia La cena per farli conoscere è riconducibile a quel manipolo di film attraverso i quali affronto il presente.
L’ho già fatto, con uno sguardo sempre diverso, conseguente al mutare della società: da Ultimo Minuto a Regalo di Natale, da Festival a Impegnati, da Fratelli e sorelle a Ma quando arrivano le ragazze. Il contesto è sempre mutato pur mantenendosi fortemente rappresentativo di quel presente che via via tentavo di testimoniare. Se il mondo dei bancari mi è servito per restituire almeno in parte gli anni ottanta per l’oggi ho scelto lo sguardo di un personaggio appartenente allo show business televisivo. Attraverso costui (Sandro Lanza / Diego Abatantuono), al momento interprete in declino di una soap televisiva, incentriamo la nostra attenzione su quella che è l’attuale qualità dei rapporti che intercorrono fra i nostri simili, privilegiando quelli familiari. Ho definito questo mio racconto “commedia sentimentale” nel tentativo (mi auguro riuscito) di aver rispettato il tono brillante, sarcastico della commedia miscelandolo a quel disagio che avverto sempre più condiviso. Provavo da tempo il dovere di affrontare alcuni atteggiamenti, alcune mode deprecabili, ma solo ora, in un inusuale intrico familiare, ho individuato quell’opportunità narrativa che andavo cercando. È con questo atteggiamento che sono cresciuti dentro di me questo padre totalmente deresponsabilizzato e le sue tre figlie perdute nel grande mondo. È con questo atteggiamento che ho cercato di dire come la maturità sia stagione difficile per tutti ed in particolare per un essere umano viziato dalla vita. Per un ruolo di questa fatta ho intuito immediatamente che lo stavo scrivendo per Diego, che lui lo avrebbe interpretato senza sbandamento alcuno, contribuendo a dargli una verosimiglianza assoluta, suscitando ilarità e struggimento. E così è stato.
LA CENA PER FARLI CONOSCERE Per i quattro ruoli femminili, situati geograficamente fra Roma, Parigi e Madrid ci siamo concessi il privilegio di riavere con noi sia Ines che Vanessa, già nostre complici in due film fortunati, alle quali si è andata ad aggiungere quella Violante Placido che da qualche anno mi incuriosiva. Francesca Neri (anche se lo nega) aveva rifiutato un mio film una quindicina di anni fa. Mi sono vendicato offrendole un ruolo distante anni luce dal territorio della sua rassicurazione. Un ruolo fortemente sdrucciolevole. Lo ha accettato, come sfida. Ho la sensazione che l’abbia vinta. Questo film mi ha dato tanta gioia. Mi sono divertito, ma allo stesso tempo mi sono anche commosso. Ho potuto utilizzare lo strumento che è il cinema per parlare della sorella minore, la televisione, e raccontare di questi cadetti che non hanno mai avuto la possibilità di accedere al cinema, né alla televisione di serie A.
Il rapporto tra padre e figlie è un rapporto struggente, che ho voluto rappresentare attraverso questa figura paterna che io e mio fratello non abbiamo mai avuto. Ho passato l'adolescenza nell'indifferenza assoluta ma da qualche anno mi rendo conto di quanto mi piacerebbe poter tornare a casa e confrontarmi con un padre, raccontargli la mia giornata. Solo due attori potevano interpretare questo ruolo: Ugo Tognazzi e Diego Abatantuono. Mettere insieme un cast è un pò come organizzare una cena e decidere chi invitare. Ti chiedi sempre se questo potrebbe andare bene con quello, cercando di non creare combustioni.
Scrivo nell'inconsapevolezza più totale. È l'irragionevolezza che mi permette, a 68 anni, di fare ancora questo mestiere. Nonostante l'aspetto fisico, la mia parte più intima è ancora molto infantile. Ho iniziato addirittura a confondere la mia vita con il cinema, faccio così tanti film che non ne vedo altri. Forse questo è un difetto, forse una colpa, ma mi dà una sorta di autonomia e indipendenza da quello che è stato fatto. In qualche modo mi preserva.