ONORA IL PADRE E LA MADRE
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Titolo originale: Before the Devil Knows You're Dead
Regia: Sidney Lumet
Sceneggiatura: Kelly Masterson
Montaggio: Tom Swartwout
Musica: Carter Burwell
Fotografia: Ron Fortunato
Interpreti principali: Philip Seymour Hoffman, Ethan Hawke, Albert Finney, Marisa Tomei, Aleksa Palladino Michael Shannon
Origine : USA, 2007
Durata: 120'
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Sidney Lumet, vecchio leone del cinema hollywoodiano ( A prova di errore, L'uomo del banco dei pegni, Serpico, Quel
pomeriggio di un giorno da cani, Quinto potere, Il principe della città, Il verdetto), torna a ruggire dopo un
ventennio di saliscendi espressivi con un film robusto e (pre)potente su una faida familiare mascherata da rapina. La
sceneggiatura di Kelly Masterson, orchestrata su continui andirivieni temporali che a poco a poco gettano luce sui
retroscena psicologici del misfatto, è di ferro, lo sguardo di Lumet asciutto, la luce della fotografia di Ron Fortunato
livida quanto basta per colorare il noir di tragedia; gli attori, come spesso capita nei film del regista americano,
in stato di grazia (soprattutto Albert Finney e Philip Seymour Hoffman, ma sono al loro meglio anche Ethan Hawke e Marisa
Tomei). Si comincia con un'idea balorda (un furto alla gioielleria di famiglia), si prosegue con una vittima sacrificale
(la madre, che era al posto sbagliato nel momento sbagliato), si finisce nella mattanza degli affetti familiari, fisici e
morali. Sgradevole e asciutto, senza catarsi né redenzioni, il noir di Lumet fila via con ritmo incalzante e sguardo
di ghiaccio. E c'è veramente da sperare per i suoi protagonisti che il diavolo, come suggerisce il brillante titolo
originale (Before the Devil knows You're Dead, da un proverbio irlandese), non si accorga di questi morti né del nero delle
loro anime, destinate senz'altro a bruciare all'inferno.
DAZEROADIECI: 7,5
MASSIMO ZANICHELLI
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Una tragedia contemporanea, un ritratto nerissimo dell’uomo, un viaggio nel labirinto cupo della scelta e della perversione
del male. Il nuovo film di Sidney Lumet utilizza la frammentazione narrativa per assumere il valore morale di una
scomposizione definitiva della vita. L’animo umano che ti vuole raccontare Lumet è spezzato come il suo film. Durante il
racconto cerchi di liberarti dalle morse di una ragnatela che ti costringe imprigionato. Durante la vicenda segui
impietrito la perversione e l’umiliazione di personaggi sfiniti e senza più controllo. Per questo motivo forma e sostanza,
nell’ultima sequenza, raggiungono il punto d’incontro. Mentre tu, spettatore, tiri le somme di una visione sconcertante e
assoluta, mentre ragioni su implicazioni, rischi, possibilità e soluzioni finali, mentre cerchi di capire cosa e come, il
contatto finale tra padre e figlio ti fa, nuovamente, aprire gli occhi. E poi, forse, li richiudi.
DAZEROADIECI:: 8
MATTEO MAZZA
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