Atmosfere dark e number fobia in questo ultimo film di Schumacher che sfrutta la bravura di due attori come Jim Carrey e Virginia Madsen per rappresentare un’ossessione. L’accalappiacani Walter Sparrow riceve in regalo dalla moglie un libro intitolato “Il numero 23” che lo porterà a scoprire il suo passato. Un po’ specchio di sé stesso il film si agita frenetico alla ricerca di una soluzione che in fondo arriva ma che non riesce a soddisfare molto. La visione dei flashback riconduce lo spettatore ad un livello fumettistico della vicenda con tratti che sfiorano il comico. Jim Carrey istrionico ma un po’ troppo vicino al Joel di Eternal Sunshine of the spotless mind.
DAZEROADIECI:: 5,5
MATTEO MAZZA

Jim Carrey serio e impegnato? Strano, ma vero. Strano perché vedere l’Ace ventura (o il The Mask) interpretare un Walter Sparrow così introverso e un pò complessato come in 23 crea uno strano effetto. Vero perché ci riesce, e anche bene. Ma forse questa non è più una grosso novità dopo aver visto The Truman Show e Eternal sunshine of the spottless mind. Un punto in più, dunque, per Joel Schumacher, che nel suo film è bravo a mischiare, e a ben amalgamare, due ingredienti: il primo è la storia di Sparrow dal momento in cui il destino lo fa incontrare con un libro che si intitola “Number 23”; il secondo è il gioco legato alla numerologia del numero 23, nella quale si incontrano date, avvenimenti, leggende e supersitizioni. Ne esce un film che non annoia ma coinvolge. Certo, l'incipit non è un granchè ma nonostante tutto il “number 23” che Schumacher ci racconta, soprattutto grazie ad un bel finale, non lascia indifferenti. Che ci si creda oppure no.
DAZEROADIECI:: 7
SAMUELE TRAMONTANO

Joel Schumacher firma la regia di un thriller che non possiamo esimerci dal definire raccogliticcio. Walter Sparrow riceve dalla moglie (Virginia Madsen) un libro, The Number 23, e firmato dallo pseudonimo (veramente troppo ovvio sin dall’inizio) Topsy Krets (?!). Da questo momento inizia la sua ossessione nei confronti del fatale numero, collegato a morti misteriose, a ragionamenti e a ricordi che lo riconducono al suo passato di psicotico killer. Se avete letto una vena di ironia nella descrizione della trama, avete fatto bene. L’unico rammarico lo abbiamo per Jim Carrey: non è riuscito a coinvolgere tutti dell’ottima prova drammatica che diede in The Eternal Sunshine of The Spotless Mind e si ritrova ad interpretare un thriller sconclusionato, suo malgrado (il lavoro è lavoro). Gli eventi sono collegati da nessi troppo pretestuosi per rendere la trama affascinante, effetti e caricatissime atmosfere dark non riescono a colmare i vuoti di sceneggiatura.
DAZEROADIECI:: 4
DANIELA SCOTTO