Titolo originale: Notte prima degli esami Regia: Fausto Brizzi Sceneggiatura: Fausto Brizzi, Marco Martani, Massimiliano Bruno Montaggio: Luciana Pandolfelli Musica: Bruno Zambrini Fotografia: Marcello Montarsi Interpreti principali: Giorgio Faletti, Cristiana Capotondi, Sarah Maestri, Nicolas Vaporidis, Elena Bouryka Origine : Italia, 2005 Durata: 100'
Colore
Roma, giugno 1989. Un gruppo di amici si affaccia al temuto esame di maturità. Al centro delle vicende c’è Luca che si è
innamorato perdutamente di Claudia, che è la figlia del suo professore di lettere (Faletti). Non riesce all’esordiente
Brizzi, finora sceneggiatore, il ritratto post-generazionale targato anni ’80. Il suo film è rinchiuso e non riesce a dare
respiro all’identità perduta di quegli anni. Le stesse cose potrebbero succedere ai giorni nostri e questo non è molto
credibile, visto che i giovani di oggi vivono situazioni diverse. Limitare il gap generazione soltanto ad una questione di
costume e di cultura musicale è francamente troppo restrittivo. Non fa onore a quella generazione, che altro non è che
quella del regista. Si salva Faletti e il sottofondo musicale. Da Raf agli Europe, da Venditti alla Rettore, dai Duran
Duran a Claudio Cecchetto. Se proprio si vuole fare un tuffo nel passato meglio guardarsi I ragazzi della 3C, se
plu facil.
MATTEO MAZZA
Brizzi fa centro al suo esordio con un film a basso costo, senza attori conosciuti (a parte Faletti e qualche cameo), senza
effetti speciali, senza volgarità e astuzie. Il film è stato un sorprendente campione d’incassi al botteghino, ma nella
semplicità dell’idea di base (un gruppo di ragazzi alle soglie dell’esame di maturità) e della realizzazione
cinematografica mette a segno un bel po’ di colpi: una scrittura non priva di finezze (il rapporto di odio-amore tra il
protagonista e il professore “carogna”, con vari ribaltamenti di scena; l’attrazione tra i due protagonisti che fino
all’ultimo siamo portati a credere reciproca; l’ironica presa in giro dei cartelli finali con i destini dei protagonisti,
alla American Graffiti), una squadra di giovani interpreti funzionali, la morigeratezza nell’uso degli stereotipi
nella rappresentazione del gruppo dei giovani, un umorismo efficace e ben temperato, un’ambientazione d’epoca con
accessori e musiche da modernariato. Retrodatare la vicenda alla fine degli anni ’80, inoltre, è servito ad allargare il
pubblico potenziale: i giovani d’oggi che più o meno vivono gli stessi problemi ma anche gli spettatori più maturi che si
sono divertiti a riconoscere i segni del tempo.
MAURO CARON