Acclamato e celebrato come il miglior film italiano dell’anno, in realtà il film di Zanasi delude le aspettative. Agrodolce quanto basta, ironico ma non abbastanza coraggioso nel raccontare il disfacimento di un’Italia che si vede privata della possibilità di andare avanti. Zanasi inquadra una realtà, quella della provincia italiana e delle sue fabbrichette a conduzione familiare di cui il cinema sembra essersi dimenticato. E se inquadra personaggi reali (tutte facce giuste al momento giusto) e si tiene lontano dalle mucciniane crisi familiari, non può fare a meno di introdurre le macchiette tipiche della commedia paesana: la prostituta dal cuore d’oro e l’esaurito con tendenze suicide. Tutto per non concretizzare un finale, che rimane aperto su un’apparente soluzione.
DAZEROADIECI:: 6
DONATA SALA

Una delle sorprese più gradite dell’ultima Venezia, uno dei film più divertenti dell’intera stagione. La conferma del cinema italiano alla provincia come luogo narrativo per eccellenza, la questione del lavoro, il legame famigliare, la simpatica presenza di Mastandrea (trascinatore che può non piacere per la sua “tenuta bassa”, che si esalta in questa parte di sfigato/salvatore). Zanasi, al suo quinto lungometraggio, sceglie un cast d’eccezione e sviluppa una vicenda amara e dolce, alterna rock melodico a melodie nostrane e tratteggia una variegata schiera di esseri umani. In sostanza ogni personaggio cerca qualcosa e qualcuno. Che sia un posto dove vivere, un riparo, un amore, una soluzione definitiva una fuga dalla solitudine. Sembra un’Italia molto vera e guardarla così vivamente attraverso un film così spensierato, non sembra vero.
DAZEROADIECI:: 8
MATTEO MAZZA