Quattro grandi mammiferi (zebra, leone, ippopotamo e giraffa, disegnati con stile spigoloso e antinaturalistico) ospitati,
coccolati e vezzeggiati allo zoo di New York finiscono naufraghi sull’isola del titolo. Meglio le comodità o la libertà?
Lo spunto è intrigante, ma non sfruttato: delle avventure e disavventure e relative gag che è possibile immaginarsi a
proposito di “cittadini” piombati nella wilderness qui non c’è molto, e tutto si risolve nell’incontro con una colonia di
lemuri festaioli e sballati, col solo problema dei predatori che li cacciano. E qui la storia ha una svolta insieme dark
e profondamente problematica: perché anche il leone, una volta resosi conto di non avere più succulente bistecche servite
a portata di fauci, comincia a vedere i vecchi amici sotto una nuova luce: commestibili, e appetibili. La soluzione è
semplicistica, e politicamente scorretta: se non volete mangiare carne, mangiate pesce (che è meno espressivo e che,
essendo proverbialmente muto, non si lamenta nemmeno).
MAURO CARON
Lo zoo come Alcatraz, perchè essere un animale al giorno d'oggi non è cosa semplice. Lo sanno bene gli abitanti dello zoo di
Manahattan. Ma ogni mattina al risveglio, chi vuole si adegua alle regole della foresta metropolizzata. Non tutti ci
riescono. E' il caso diella zebra Marty, che stufo della vita sottovuoto dello zoo, decide di evadere. Qui cominciano le
dis-avventure. Preoccupati per la sua fuga il leone Alex, la giraffa Melman, l'ippopotama Gloria, lo inseguiranno. Il
gruppo inizierà un incredibile viaggio che li condurrà fino in Madagascar. Dopo i successi di
Shark Tales e
Shrek, la
Dreamworks torna alla ribalta con questa nuova esperienza grafica. Anche questa volta le risate sono garantite. La tecnica
innovativa utilizzata questa volta, la cosidetta
squash and stretch (schiaccia e allunga), ha dinamicizzato i personaggi.
Che invadono gli spazi, improvvisano movimenti continuamente, comunicano con il corpo. Qualche buona gag e una brillante
colonna sonora, tengono alto il ritmo del film. Esilaranti pure le tante citazioni cinematografiche: dalla cascata di
bistecche (erano petali in
American Beauty), al pallone di
Cast Away. Il doppiaggio italiano è un'altra carta vincente:
Ale e Franz, Fabio de Luigi e Michelle Hunziker, sono la risposta a Chris Rock, Ben Stiller, David Schwimmer, Jada Pinkett
Smith.
MATTEO MAZZA