FUORISCHERMO

 

LO SCAFANDRO E LA FARFALLA
FLYER
Titolo originale: Le scaphandre et le papillon
Regia: Julian Schnabel
Sceneggiatura: Ronald Harwood
Montaggio: Juliette Welfling
Musica: Paul Cantelon
Fotografia: Janusz Kaminski
Interpreti principali: Mathieu Amalric, Emmanuelle Seigner, Marie-Josée Croze, Anne Consigny, Olatz Lopez Garmendia, Max Von Sydow
Origine : Francia, 2007
Durata: 112'

FLYER In un ospedale abitato da fantasmi, Jean Dominique Bauby si fa accarezzare la testa dall’imperatrice Eugenia, moglie dell’Imperatore Napoleone III. Bambini ammalati di tisi sono accampati in corridoio e Nijinski fa le sue evoluzioni. Sono gli unici momenti in cui Jean-Do può sentirsi vivo, quando usa la fantasia. Jean Dominique Bauby, 43 anni, caporedattore di Elle, dopo un ictus si è risvegliato in una stanza di ospedale, è paralizzato e può muovere solo la palpebra sinistra. Da una storia vera, il regista Julian Schnabel trae un film che si discosta dal piatto realismo evitando così anche il piagnisteo e il pietismo. Tutta la vicenda viene vista attraverso gli occhi, o meglio l’occhio, di Jean-Do, che intrappolato nel suo corpo usa il cervello e l’immaginazione per sopravvivere. Il dialogo di Jean-Do con se stesso è costante e rende lo spettatore partecipe del suo mondo. Lo spettatore soffre con lui, soffre soprattutto per l’impotenza, la possibilità che gli viene negata di gestire se stesso e il suo mondo (straziante la scena in cui gli cuciono la palpebra destra). Grandiosi gli interpreti, soprattutto il carosello di figure femminili che gira intorno al protagonista, nella vita precedente tombeur de femmes, belle, erotiche, amorevoli, le uniche su cui lui possa contare.
DAZEROADIECI:: 7
DONATA SALADONATA SALA


FLYER Un occhio, unica fessura comunicativa che conduce alla visione. Parte da dentro il corpo il film di Schnabel, nella testa di Dominque paralizzato, con solo un occhio aperto che usa per comunicare con il mondo. Un viaggio incredibile che conduce lo spettatore alla radice dei ricordi del protagonista, dentro la sua vita, i suoi amori, le sue delusioni, le gioie e le amarezze. Lo scafandro e la farfalla, terzo lungometraggio che l’eclettico Julian Schnabel, videoartista e pittore, ha realizzato ispirandosi all’omonimo libro scritto appunto da Dominique Bauby con uno speciale sistema linguistico di dettatura, rappresenta le fasi di avvicinamento alla libertà (prima che fisica, soprattutto mentale) di un uomo che all’improvviso ha dovuto fermarsi. E stare a guardare. Schnabel miscela soggettive e oggettive dando al film un impianto che non necessita ricatti morali o patetismi per essere valorizzato, esprime con coraggio la visione sghemba che Dominique ha del mondo, che a volte è sfocato, a volte è fuori quadro e, soprattutto, nonostante la matrice fortemente antispettacolare del racconto, riesce a stimolare la fantasia dello spettatore. Un racconto carico di emozioni che mira alla rappresentazione concreta della libertà (da qui il significato del titolo: liberarsi dallo scafandro e volare come una farfalla) e, perché no, dell’amore.
DAZEROADIECI:: 9
MATTEO MAZZAMATTEO MAZZA