Il dolore è un segno indelebile che vive nel tempo. Le lacrime sono come cicatrici. Una si muove l'altra è ferma. I ricordi
sono sentieri. A volte ci conducono attraverso il tempo. Altre volte ci annientano il presente. Poi c'è la fiducia, che è
la bussola di un cuore aperto. Che vuole raccontare. Oppure è una chiave che apre ai ricordi, alle paure. Ma la fiducia è
anche un abbraccio tra corpi nudi, oppure una mano che concede e affida.
Perchè entrare in dialogo è un'avventura. Che fa soffrire, ma anche gioire. E' libertà. E' intimità. E' uno scambio
reciproco. Uno scambio carnale, anche se parlato. Due corpi che entrano in sintonia, che raggiungono un'unica forma, per
mezzo delle parole. I tempi si comprimono, i contorni si plasmano. E allora nasce il rapporto. Una comunicazione fatta di
vibrazioni e emozioni. Un film che ha i toni affetuosi di chi vuole essere sincero. Da questa sincerità nasce un viaggio
alla ricerca delle parole non dette. Forse nascoste. Forse mai trovate. Un viaggio iniziatico, doloroso e doveroso. Ottima
la sintonia della coppia Sarah Polley - Tim Robbins. MATTEO MAZZA
La Coixet prosegue la propria esplorazione cinematografica del dolore: stavolta lo fa su un set freddo e ostile come una
piattaforma petrolifera in mezzo ad un mare nordico (all’inizio, con l’operaio incidentato, sembra di stare per assistere
ad un remake de Le onde del destino), popolata da un bel campionario di solitari lunatici, e mettendo a faccia a
faccia un uomo che ha la morte di un amico sulla coscienza e una giovane donna che ha subito violenze non più
dimenticabili. Per tre quarti di film ci si chiede se aderire alla atmosfere uggiose del film o mettersi a pensare ad
altro; poi il colpo di scena (nella versione originale forse l’accento della protagonista avrebbe potuto mettere
sull’avviso lo spettatore) che svela il segreto della ragazza costringe a rialzarsi sulla poltrona e a seguire il film
fino al finale malinconico ma ottimistico. Si esce colpiti, difficile dire se più dalla forza del film o dal pugno nello
stomaco della sceneggiatura. MAURO CARON