LA TERRA DEGLI UOMINI ROSSI
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Titolo originale: La terra degli uomini rossi
Regia: Marco Bechis
Sceneggiatura: Marco Bechis, Luiz Bolognesi
Montaggio: Jacopo Quadri
Musica: Domenico Zipoli
Fotografia: Helcio Alemao Nagamine
Interpreti principali: Abrisio da Silva Pedro, Alicelia Batista Cabreira, Claudio Santamaria, Matheus Nachtergaele, Ademilson Concianza Verga, Ambrosio Vilhava, Chiara Caselli, Fabiane Pereira da Silva
Origine : Italia, 2008
Durata: 108'
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Bechis è autore italiano e da sempre denuncia storie di diritti negati dall’altra parte dell’oceano, da intendersi in senso universale. Queste storie, quindi, lo riguardano e di conseguenza, ci riguardano. Bechis pone la macchina da presa (materialmente) dalla parte degli oppressi, dei calpestati. E’ una scelta di campo netta e precisa come ci viene subito mostrato fin dalla prima sequenza del film dove, ad un campo lungo dalla barca dei “turisti” birdwatchers segue una ripresa macchina a mano dall’interno del gruppo degli indio. E’ un segno chiaro della posizione assunta dall’istanza narratrice. Una posizione, però, critica, pronta a far emergere anche gli elementi negativi del popolo del quale prende apertamente le difese. Bechis ci parla di una terra: di chi, i fazendeiros, la intende come un dominio da piegare e sfruttare in tutti i modi possibili (compreso il turismo birdwatching), e di chi, invece, la considera come un qualcosa strettamente legato al proprio esistere, alla propria identità, alla propria collocazione in un ancora ancestrale ordine delle cose. La terra come qualcosa di vitale, un tutt’uno con gli esseri che la abitano: in una delle sequenze più forti del film il capo degli indio mangia una manciata di questa terra (contesa) di fronte al ricco proprietario della fazenda. Bechis racconta tutto questo con il consueto stile asciutto e antiretorico, privato di elementi “decorativi” non funzionali alla narrazione, come ad esempio la musica over in funzione di semplice accompagnamento. Per chi lotta.
DAZEROADIECI: 7,5
GIANLUCA CASADEI
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