Regia:Tim Burton - Mike Johnson Sceneggiatura:Pamela Pettler, Caroline Thompson Fotografia:Pete Kozachik Montaggio:Jonathan Lucas Musica:Danny Elfman Origine :Gran Bretagna, 2005 Durata: 75'
Colore
Europa, XIX secolo. Il timido Victor deve sposare la sensibile Victoria ma finisce casualmente per unirsi in matrimonio con
una misteriosa sposa cadavere, che lo trascina nel Mondo degli Inferi. Dopo il capolavoro di Nightmare Before Christmas,
Tim Burton ritorna all'animazione stop-motion per un'altra fiaba gotica che oppone il mondo dei vivi al mondo dei morti in
un gioco di contrasti dalle implicazioni poco prevedibili e consuete, almeno per chi ha poca familiarità con l'universo
magico e fantastico di questo talentuoso cineasta americano. Lunare, sinistro e spassoso, con un'irresistibile mescolanza
tra musical, incubi notturni e umorismo macabro, è forse meno poetico e profondo del Nightmare di dodici anni fa, ma
ugualmente traboccante di fantasia e invenzione. Di più: un rapimento per lo sguardo e un toccasana per il sentimento. MASSIMO ZANICHELLI
Burton segue, originale e imperterrito, la sua poetica, dove il macabro si mescola con l’ironico, l’orrido col buffo,
l’ordinario con il fantastico, in una ricerca di giustificazione del diverso e dell’eccentrico. Burton ama e cerca di far
amare dagli altri personaggi, e soprattutto dagli spettatori, i suoi antieroi eccessivi e stralunati: l’ultima sua eroina
(ma pressoché coetanea del Willy Wonka de La fabbrica di cioccolato) è una sposina gentile e molto carina, che si inserisce
come terza involontaria incomoda nella storia d’amore già contrastata degli altri due protagonisti. Di diverso, lei, ha che
è morta: il suo cadavere perde i pezzi e dalle orbite oculari le escono i vermi. Niente paura in realtà: ché anzi il mondo
dei morti è molto più allegro, vivace e colorato del tetro mondo borghese che occupa il soprasuolo, dominato dai colori
spenti e dall’avidità. L’animazione stempera gli eccessi più macabri e la sonorizzazione originale è affidata a burtoniani
fedelissimi come la Bonham-Carter e Deep (cui si aggiunge la Watson): il risultato è un gioiellino buono per grandi e
piccini. MAURO CARON
Favola gotica e melodramma cadaverico. Dieci anni di lavorazione per creare un capolavoro visivo che fluttua su note amare e
nostalgiche ma emana ritmi scatenati. Burton e Johnsonn ripartono da un altro capolavoro datato 1993, The Nightmare Before
Christmas, e modellano un nuovo stop-motion movie ricco di sorprese e magie, per creare un viaggio emozionante e infinito.
La sposa cadavere è Cinema del diverso a pieno regime. Il palcoscenico è spaccato in due: la terra dove i vivi muoiono prima
spiritualmente e poi carnalmente, e il regno dell’aldilà, dove rinascono ad altro, battezzati con birra fra feste, canti e
infinite bevute. La vita si colora dove c’è vita. E qui lo fa dove c’è morte. Un ossimoro visivo e concettuale (profetico?).
Dimostrazione della vera ossessione burtoniana: l’altro è altrove e aldilà. E’ una traccia, un’impronta. Indefinibile e
infinita. In senso metafisico e carnale. Un cinema di non vivi e liberi. Di rami e boschi, lune gialle e corpi desideranti. Di sentimenti e amarezze. La Libertà si modella a farfalla. Si fa altro. E così pure il Cinema. E volano via insieme. MATTEO MAZZA