Un ragazzo, una ragazza, e il legittimo (in questo caso futuro) consorte di quest’ultima, più anziano. I primi due si
innamorano; in luoghi isolati si consuma nel silenzio una laconica tragedia: dal triangolo si esce con la morte. Ma il
fantasma dell’escluso tornerà a reclamare i suoi diritti d’amore. Avete riconosciuto la trama di
Ferro 3? Beh,
mutato quello che c’è da mutare (la barca al posto degli appartamenti deserti, il vecchio al posto del marito, la morte di
uno piuttosto che dell’altro, la freccia al posto del bacio) è anche quella de
L’arco, secondo film di Kim Ki Duk
distribuito nel giro di pochi mesi in Italia, dove ha preso il posto di regista esotico più trendy del momento (grazie
anche a
Primavera, autunno, ecc. e a
La samaritana). La prolificità del regista coreano fa sospettare il
manierismo, ma bisogna riconoscere che il racconto è limpido e raffinato, insieme fisico e rarefatto.
MAURO CARON