Gli E.T. sono diventati cattivi e gli incontri ravvicinati sono diventati letali: è il mondo post-11.9, quando l’America,
l’Occidente e il mondo si sentono minacciati da una distruttività senza regole, impossibile da comprendere e prevedere. Il
film segue una traiettoria involutiva, che porta dalle grandi scene di massa tra cielo, terra e acqua fino alla tana buia
in cui la lotta per la sopravvivenza si riduce ai minimi e più brutali termini, e non si rivolge nemmeno contro il nemico
ma contro il vicino con cui si contende il residuo spazio vitale.
La guerra dei mondi è un film formidabile. Lo è nel
grande, soprattutto nella prima parte, quando tempeste di fulmini e terremoti annunciano l’epifania degli alieni, o nella
scena del traghetto rovesciato nella notte dall’emersione di una macchina gigantesca, o ancora nei campi lunghissimi su
una Terra abbuiata e coperta di sangue.
La guerra dei mondi è anche un film mediocre, e lo è nel piccolo, nel seguire le
vicende dei protagonisti, tra loffi battibecchi padre-figlio, auto che si mettono allegramente in moto e vanno anche dopo
che un Boeing gli è praticamente caduto sopra, figli scomparsi nel nulla ma che poi resuscitano, tra un pianeta distrutto
ma dove poi si torna tranquillamente a casa, per riunirsi a tutta la famiglia. Tanto che alla fine sembra questo l’incubo
peggiore: aver
visto tutto questo, e far finta che non sia successo
nulla.
MAURO CARON