Come si è trovata sul set di questo film?
Pupi Avati non e’ abituato a fare dei provini agli attori: quando e’ interessato a qualcuno per un suo film lo incontra, lo studia da vicino e segue il suo intuito. A me è successo esattamente questo e oggi mi sento lusingata di essere stata scelta e di avere avuto l’opportunità di entrare nel suo mondo. Durante la prima settimana di lavorazione di questo film ho dovuto ambientarmi, c’è stata una fase di assestamento e di studio: Pupi era forse preoccupato da rivalità o problemi di immagine fra tutte noi attrici ma non è avvenuto nulla di tutto questo. Sono timida e quando devo mettere in moto le mie emozioni mi devo sentire libera ma presto mi sono sentita a mio agio e più disinvolta perché Pupi ha trovato una maniera tenera di raccontare le tematiche emotive della sua
storia e, grazie al suo modo particolare di dirigere gli attori, mi ha fatto scoprire un tipo di recitazione essenziale, minimalista, interiore, quasi sussurrata.
Chi è la Betty che interpreta?
E’ un personaggio molto lontano da me e da quelli che ho interpretato finora, una giovane donna sposata, intristita sia a causa del padre scapestrato e assente, sia per la perdita di sua madre sia per un matrimonio con un uomo molto benestante ma sgradevole (Fabio Ferrari) che rappresenta per lei un ipotetico punto di riferimento ma che in realtà non la rende felice. Tra le figlie è la più razionale, pragmatica e con i piedi per terra e anche quella di loro che sta più vicino al padre perché è l’unica che vive a Roma. Quando lui si fa vivo con la sua richiesta di aiuto è lei quella che organizza la riunione familiare con le altre sorelle. Questa occasione drammatica - raccontata con toni ironici e delicati come è la vita - permette a questa famiglia disgregata di rivelare ognuna un suo lato tenero e di riscoprire dei valori. Col tempo, dopo i rancori covati per anni, alcuni nodi vengono al pettine, altri quasi si risolvono e tutti sono costretti a guardarsi in faccia mettendosi a nudo, riconoscendosi e riscoprendosi.
Che cosa le è piaciuto della storia?
Il personaggio più straordinario è quello interpretato da Francesca Neri, in apparenza assurdo ma reale: mi ricorda la svagatezza di certe persone che ho incontrato davvero nella vita. Si tratta di una persona fragile che soffre tanto ma ti fa ridere, credo che sia molto importante se riesci a provare tenerezza e divertimento per chi vive in situazioni drammatiche, è una maniera per interessarti davvero a loro. Lavorare con Pupi mi ha fatto scoprire delle cose reali ma buffe e soprattutto la sua capacità di far sì che tutti i personaggi affrontino dei temi sentimentali e di far sorridere senza restare in superficie. Il film racconta un pò la vita e quanto sia importante risollevarsi, vedere il tutto con un’ironia che ti offre speranze e spiragli per ricominciare ad avere un pò di ottimismo. E’ un messaggio interessante per la famiglia e i rapporti che si perdono ma tutto è affrontato in maniera delicata e non forzata: è bello ritrovare un nuovo modo per relazionarsi, alle volte ci si pente di non aver risolto e recuperato rapporti importanti eliminando una sofferenza con cui invece sei costretto a misurarti per sempre.