Dopo la caduta di un meteorite in Texas, intorno alla psichiatra Carol Bennell inizia ad accadere fenomeni inquietanti: il
suo ex-marito si fa vivo per richiedere di poter vedere il figlio; una sua paziente dice che il marito non è più lui; una
strana sostanza viene rinvenuta tra i dolci di Halloween del bambino. Prima che si accorga che tutti questi fenomeni sono
collegati, si troverà a dover cercare suo figlio in un mondo invaso dagli alieni, che si sostituiscono agli umani durante il
sonno, lasciando il corpo e la mente intatti, ma togliendo loro ogni forma di passione.
La quarta trasposizione del romanzo
L’invasione degli ultracorpi di Jack Finney pubblicato nel 1955, trasporta
l’azione in una Washington moderna e grigia, centro del potere americano, il primo ad essere stravolto dalla mutazione. Il
regista è bravo a reggere l’angoscia e la tensione e la breve durata del film, un’ora e mezza, tiene alta l’attenzione
dello spettatore. Nessun effetto speciale, la paura è creata dalla situazione, da una città che cambia sotto gli occhi
attoniti della protagonista, che sorretta dalla fiducia nella psicologia non può pensare ad un’invasione aliena. Ma nel
nuovo millennio non ci si può permettere una visone pessimista, e gli americani devono sempre trovare una soluzione. Per
cui quando a metà del film si scopre che il figlio di Carol risulta immune dall’infezione delle spore aliene, si sa già
come va a finire. E poi essendo la protagonista la bella Nicole Kidman, volete mica che diventi un’aliena, no?
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