Tre fratelli, un treno da non perdere e una missione. Il ritorno di Wes Anderson è una nuova lettura apocrifa dell’uomo:
profumata, colorata, surreale e nostalgica. Come assaggiare un cibo indimenticabile o stare fermi a guardare e ascoltare.
Tutto, però, comincia dall’Hotel Chevalier, titolo del cortometraggio prologo e parentesi ideale di un film ma forse di un
modo di guardare alla realtà e alla finzione. Per Anderson sono fondamentali gli sguardi ma anche le parole, i dialoghi e
le battute; sono necessari i ralenty, che sottolineano sempre una tensione narrativa; sono assolutamente ricercati i
movimenti del corpo spesso riletti in chiave comica, come del resto l’attenzione alla musica e alle scelte dei costumi. Un
cinema nostalgico di dolori e colori, fatto di yogurt e zafferano. Un cinema rivolto all’amore e all’amaro. Come vuole
sottolineare
Hotel Chevalier. L’uscita sul balcone, un sospiro. Un ultimo incontro, o forse no.
DAZEROADIECI:: 9
MATTEO MAZZA