
Seguendo l’apparente linearità dell’ultimo 
Punch drunk love, discostandosi quindi dalla coralità di 
Magnolia o
 di 
Boogie Nights, senza però abbandonare la suggestiva visione prospettica dell’uomo che caratterizza da sempre la
 sua idea di cinema, Paul Thomas Anderson firma il quinto film da regista e sceneggiatore estrapolando il succo del romanzo
 di Upton Sinclair 
Oil, in Italia tradotto con il titolo 
Petrolio! . Arrivato da noi con l’anonimo e noioso
 titolo 
Il petroliere, il film di P.T. Anderson nasce in origine come 
There will be blood, mostrandosi
 coerente al percorso personalissimo (e rischioso) che l’enfant prodiges losangelino sta conducendo dal suo esordio
 scoppiettante (la doppietta schietta e frizzante di 
Hard Eight del 1996 e 
Boogie Nights del 1997) fino alla
 collaborazione con Altman (aiuto regista in A praire home companion del 2006). Il titolo/film possiede una forza esplosiva
 da un punto di vista semantico, narrativo e fonetico perché suggerisce una serie di stimoli affascinanti. 
There will be
 blood  è serrato, sincopato, frenetico, molle, diluito, lento. Anche qui si raggiunge un suono prima ancora che un
 significato. Forse non come in 
Punch drunk love (uno dei titoli più musicali e poetici di sempre, anche di
 
Eternal sunshine of the spotless mind di Gondry) ma tutto è rivolto alla creazione di atmosfere che mutano con il
 tempo che scorre, con il ritmo che cambia, con l’uomo che si trasforma.
 
DAZEROADIECI:: 8,5
MATTEO MAZZA