Berlino, anni ’40. “Non darò ai nazisti il piacere di vedermi vergognare perché sono ancora vivo”. È con queste parole che
il falsario ebreo “Sally” Sorowitschll, internato nel campo di concentramento di Sachsenhausen, tenta di giustificare ad un
compagno la scelta di collaborare alla produzione di sterline e dollari falsi per sopravvivere, finanziando così il Terzo
Reich e indebolendo l’economia degli Alleati. Ma presto il dilemma morale dilanierà la coscienza di quest’uomo misterioso e
sgradevole: morire con dignità o vivere nel servilismo? La regia raffinata e puntuale di Stefan Ruzowitzky si sofferma sul
senso di colpa che scaturisce da un’azione riprovevole e meschina, ma necessaria per garantire al protagonista e ai suoi
compagni una seppur temporanea sopravvivenza. Da
L’Officina del Diavolo autobiografia di un falsario sopravvissuto
a quell’esperienza, uno sguardo alternativo ed angosciante sul dolore della Shoah, che scava nel dramma delle relazioni
umane con disperazione e realismo. Sorprendente l’abilità mimica dell’intenso Karl Markovics, conosciuto ai più solo come
protagonista della fiction tv
Il commissario Rex.
DAZEROADIECI: 8
VANESSA MERATI