FUORISCHERMO

 

E VENNE IL GIORNO
FLYER
Titolo originale: The happening
Regia: M. Night Shyamalan
Sceneggiatura: M. Night Shyamalan
Montaggio: Conrad Buff
Musica: James Newton Howard
Fotografia: Tak Fujimoto
Interpreti principali: Mark Wahlberg, Zooey Deschanel, John Leguizamo, Betty Buckley, Frank Collison, Ashlyn Sanchez, Spencer Breslin, Robert Bailey jr.
Origine : Usa, India, 2008
Durata: 91'

FLYER E venne il giorno, ma forse è meglio chiamarlo col suo nome di battesimo, ovvero The happening, è il nuovo agghiacciante incubo costruito da M. Night Shyamalan in grado di sconvolgere per l’ennesima volta le convinzioni dello spettatore. Come nei film precedenti il regista, nato in India e cresciuto con i film di Spielberg e Lucas, procede sui binari che l’hanno reso celebre, quelli della suspense, dei simboli, della paura e della morte e aggiorna con un pezzo deforme e stratificato il puzzle della sua nuova fase creativa incominciata con Lady in the water (id. , 2004). Conclusa la trilogia sulle figure pop (i ghost di The Sixth Sense (id., 1999), i comics di The Unbreakable (id., 2000), gli E.T. di Signs (id. , 2002)) con tanto di postilla metalinguistica sulla società moderna e sulle credenze popolari di The Village (id. , 2004), Shyamalan ha intrapreso un percorso ancora più intricato, complesso e rischioso che ha come protagonista la natura e i suoi elementi: l’acqua in Lady in the water, il vento in The Happening.
Un film che racconta la paura dell’uomo nei confronti dell’ignoto e della solitudine e che racconta la natura come essere vivente e partecipe. Un film, infine e alla fine, che spiazza (delude?) le attese dello spettatore. Ma in quel caso, forse, servirebbe guardare il tutto da un altro punto di vista: chi è veramente ospite o intruso? Quanto è necessario l’amore?
DAZEROADIECI:: 7
MATTEO MAZZAMATTEO MAZZA


FLYER Una tossina sembra causare continui suicidi di massa ed Elliot (Mark Wahlberg), professore di scienze di Philadelphia, vuole sfuggire al contagio. M. Night Shyamalan contamina il disaster movie con il tema del soprannaturale, da sempre centrale nei suoi film, in un lungometraggio ossessivo e paranoico. Senza giocare sul contatto tra mondi diversi (morti o extraterrestri) l’obbiettivo (come in The village ) diventa ora quello di analizzare la psicologia umana e della nostra società, dove una paura cronica e contagiosa di ciò che rimane incomprensibile diventa fobia patologica. Davanti a “forze della natura che non capiremo mai con la scienza” l’uomo diventa disposto a tutto pur di salvarsi, ma più consapevole della propria impossibilità a dominare completamente ciò che lo circonda, anche perché gli conviene, visto che questa “innaturalità” (come suggerisce il finale) sarà eternamente circolare. Chiuso in un’inconoscibilità claustrofobica (paradossalmente estesa a livello di stato) il timore aumenta in una prospettiva disorientante, perché una via di fuga non ci sarà, per Elliot, come per lo spettatore, mentre, con il suo occhio-camera, osserva una donna che ascolta al telefono la morte della figlia, proprio come se fosse lì, intorno a lei, alle spalle della folla.
DAZEROADIECI:: 7,5
ANDREA GUETTA