Presentato al 61 Festival di Cannes,
Le tre scimmie di Nuri Bilge Ceylan si è aggiudicato il premio per la migliore regia.
Nato a Istanbul nel 1959, dopo la laurea in Ingegneria conseguita presso l’Università del Bosforo, a Istanbul, studia cinema per due anni presso l’Università Mima Sinan, sempre ad Istanbul. Esordisce con il
cortometraggio
Koza (1995) presentato a Cannes. Il primo lungometraggio è
Kasaba (1998), presentato a Berlino e premiato con il Premio Caligari. Sempre a Berlino ha presentato
Nuvole di
maggio (2000). Negli ultimi anni è stato invitato spesso al Festival di Cannes:
Uzak (2003), Gran Premio della Giuria e Doppio Premio per la Migliore Interpretazione Maschile,
Il piacere e
l’amore (2006),
Le tre scimmie (2008), Premio per la migliore regia.
Dichiarazioni del regista
Una famiglia entra in crisi per colpa di una serie di piccoli segreti che alla fine si trasformano in grandi menzogne, e tenta disperatamente di restare unita rifiutandosi di affrontare la Verità. Negando
la Verità per evitare prove e responsabilità troppo dure da sopportare, la famiglia decide dunque di non vederla, non sentirla e non parlarne: ma facendo il gioco delle “tre scimmie” riuscirà anche a
cancellarla?
Fin da piccolo sono sempre stato affascinato e allo stesso tempo impaurito dalla straordinaria varietà delle manifestazioni della psiche umana. Mi ha sempre stupito osservare come nell’animo umano possano
coesistere il desiderio di potere e la capacità di perdonare, l’interesse per le cose più sacre e per quelle più banali, l’amore insieme all’odio.
E quello che mi spinge a fare film è proprio la volontà di comprendere il nostro mondo interiore – un mondo che è impossibile formulare razionalmente.
Il film affronta questo tipo di situazione emotiva e psicologica raccontando una vicenda carica di relazioni complesse e violente che coinvolgono i quattro protagonisti. Ho cercato di drammatizzare i
pensieri astratti, le convinzioni e i conflitti concettuali che viviamo nel profondo di noi stessi personificandoli nei protagonisti del film.
La cosa più interessante, in questa vicenda, è la deviazione che sconvolge tutto l’insieme, la strada secondaria che si stacca da quella principale.
Per esempio, il momento in cui una persona molto coraggiosa all’improvviso si ritrova in ginocchio, tremante di paura; o quello in cui un vigliacco dà un’improvvisa prova di coraggio. Quello che abbiamo
voluto fare è stato sforzarci di capire la natura umana e noi stessi, e rappresentarla attraverso questo tipo di scarto.