FUORISCHERMO

 

IL CINEMA
COME TERAPIA
MATTEO MAZZA

Secondo Tim Burton il cinema è una specie di terapia. Questi sono alcuni suoi pensieri.

TIM BURTON «Grazie al cinema posso esplorare rapporti complessi di cui mi sarebbe difficile parlare con chiunque. Il cinema è catartico. La sua forza sta nell'analizzare i sogni offrendo a ciascun spettatore aspetti inusuali, in cui riconoscersi. Mi piace l'assurdità del cinema».

«Quando ero bambino non erano i mostri, ma gli esseri umani a preoccuparmi. Anzi, sentivo un forte legame con i mostri, come molti altri bambini, suppongo. E sapete perché? Perché nei film dell’orrore classici era il mostro a testimoniare sentimenti umani. Ho imparato di più sul mio vicinato quando ho visto il primo Frankenstein che in tanti film realistici... »

«Senza questa perdita”, dichiarò, “non sarei mai stato in grado di realizzare la pellicola, perché, anche se quando era vivo non siamo mai stati particolarmente vicini, eventi del genere cambiano completamente la visione del mondo, facendo emergere aspetti sconosciuti della nostra personalità».

«Amo gli attori che hanno voglia e capacità di trasformarsi da un film all’altro, attori che non hanno un’immagine pubblica da difendere. Con Johnny, poi, condivido un certo senso dell’umorismo e il gusto per il bizzarro, che ci permette chiacchierate interessanti, da cui nascono gli stimoli per ogni film. L’ispirazione per la recitazione di Edward Mani di Forbice, ad esempio, era venuta da un cane, Ed Wood era una miscela tra Ronald Reagan e un ventriloquo, mentre in Sleepy HoIIow Johnny ha attinto dalla recitazione di Peter Cushing e da quella di Roddv McDowall nel Pianeta delle Scimmie (la scirnmia-scienziato amichevole, che studia Charlton Heston) ».

«Rav Harryhausen, Mario Bava, Federico Fellini e i registi dell’espressionismo tedesco, tutti mi hanno influenzato a diversi livelli».

«Per me disegnare è una forma di pensiero. Non conosco altra maniera di mettere ordine nelle mie idee».