Baz, da sempre estroso e geniale, davvero talentuoso e dissacrante (quanta energia in
Romeo & Giulietta! Quanta saggezza creativa in
Moulin Rouge! ), ci riprova mescolando le carte dell’epica, del divismo (due tipi veri, da Australia vera, come Nicole e Hugh) e della storia con l’amore e la morte, e le mandrie impazzite, la magia degli stregoni e bambini dal sangue misto, e le bombe e le citazioni dei western di Leone e, soprattutto, le immagini di un paese, il suo, che ama dal profondo e che, sembra, voglia farci soprattutto ammirare, più che capire. Il risultato è una grossa produzione che rischia di perdere gli equilibri fondamentali dell’intrattenimento, che si spinge un po’ troppo volentieri verso direzioni rischiose e che, forse, puzza un po’ di narcisismo. Dove tutto sembra possibile, come sembra suggerire il finale molto hollywoodiano, tutto sembra anche decisamente spaccato in due parti. La prima, dove la Lady Sarah della bella, brava ma spudoratamente plastificata Nicole – che strizza vagamente l’occhiolino a certi personaggi sofisticati dei classici western – s’incontra/scontra/innamora, con un certo piglio e conseguente divertimento dello spettatore, con il “bestiale” Hugh – che oltre a essere un punto di riferimento cinematografico australiano, ma non solo, al maschile è davvero fisicamente bestiale. La seconda, dove l’azione prende il largo, muoiono con una certa sistematicità/tragicità alcuni personaggi teneri e arriva la guerra con le conseguenze più devastanti. Alla fine Baz è stato generoso, romantico e patriottico. Il bicchiere lo abbiamo bevuto, ma, effettivamente, il sapore resta poco in bocca.
DAZEROADIECI:: 5
MATTEO MAZZA