Alla proiezione in anteprima del film
“La vita che vorrei” al Cinema Rondinella, mercoledì 6 Ottobre, erano presenti lo
stesso regista, Giuseppe Piccioni, con l’attrice protagonista Sandra Ceccarelli e il produttore del film Lionello Cerri.
“La vita che vorrei” è un film sul cinema, che narra la storia di Laura, un’attrice poco più che trentenne, con un’incerta
carriera alle spalle. Laura, interpretata da Sandra Ceccarelli, viene scelta come protagonista femminile per girare un film
in costume ambientato nell’Ottocento: una sfortunata storia d’amore. Sul set fa conoscenza di Stefano, interpretato da
Luigi Lo Cascio, trentacinquenne attore piuttosto affermato che torna a recitare dopo un film non riuscito. Tra i due nasce
una relazione che ripercorre nella realtà le tappe e gli sviluppi della storia recitata sul set.
Prima della proiezione, il film è stato introdotto dal regista Giuseppe Piccioni, spiegando la sua scelta di fare un film
sul cinema affermando: «E’ difficile tradurre un film prima che sia proiettato senza dire troppe cose della storia…
Innanzi tutto la curiosità di fare un film sul lavoro degli attori. Ho fatto pochi film nella mia vita, sette, una fatica
per il mio conto corrente, ma non riesco a fare film che non siano desiderati e voluti. Ma dopo aver conosciuto e
incontrato attori come Sandra Ceccarelli, Luigi Lo Cascio, Margherita Buy, mi è venuta voglia di lavorare sul cinema.
Questa curiosità del cinema nel cinema mi permette di avvicinare il confine labile tra verità e rappresentazione, di
coniugare l’aspetto spettatore e schermo, di affrontare il tema della realtà come rappresentazione di ciò che è vero e di
ciò che è falso. In realtà poi non è che questo film sia così reale, ci sono delle forzature tipiche della drammaturgia..
In questa storia scellerata mi ha seguito Luigi Cerri, un film che non tutti vogliono fare, come “Fuori dal mondo” e
“Luce dei miei occhi”.»
Durante la presentazione abbiamo approfittato della disponibilità di Sandra Ceccarelli per sapere quali sono i vantaggi nel
lavorare con Piccioni. «Nel mio primo film,
“Luce dei miei occhi”, ha detto Sandra, avevo una gran paura. Giuseppe ha
dovuto preparami, facendo un lavoro molto accurato, per vedere dove io ero più forte, dove più debole, dove non era il caso
di insistere. In questo film, invece, ho fatto cose che io stessa non credevo di poter fare. Questa donna, Laura, è una
donna in crisi, ma nello stesso tempo è una persona solare; al contrario del ruolo drammatico di attrice che interpreta nei
panni di Eleonora. Io Sandra ho lavorato sulla leggerezza per interpretare queste due figure femminile: questo è il
vantaggio».
Prima della visione, inoltre abbiamo approfittato per chiedere a Luigi Cerri, a cosa fosse dovuta questa sua insistenza nel
produrre film di Piccioni. E Luigi ha commentato: «Una malattia! Ho fatto per anni il gestore di cinema a Milano. La
produzione mi ha sempre affascinato come campo per allargare la conoscenza in particolare con i film italiani, con tutti i
rischi del caso ma con la consapevolezza di avere un pubblico attento. Conoscevo già Giuseppe Piccioni e la mia prima
esperienza di produzione è stata proprio con
“Fuori dal mondo”, per tutti e due un’occasione da non perdere, anche se
molto difficile, in salita, ma assolutamente un’occasione da non perdere. Credo nelle sue storie e nella sua qualità, forse
anche perché un po’ mi ci rivedo!
Diciamo poi che ho la fortuna di non lavorare solo con Giuseppe, perché fa solo 1 film ogni 2 anni e sarebbe difficile
andare avanti. Ma Giuseppe mi ha dato la possibilità di intraprendere questa esperienza e imparare questo mestiere…gliene
sono grato!»
Al termine della proiezione, siamo riusciti a condividere qualche commento con il regista e l’attrice protagonista sul film
appena visto, grazie alla loro disponibilità è stato possibile raccogliere qualche commento significativo.
Nella storia d’amore “lui” è un lui che c’è in giro al giorno d’oggi.
PICCIONI: non c’è un’attenzione sociologica. La tendenza di questa tempi è anafettiva. I due personaggi hanno la loro verità
attraverso l’artificio: la forma di rappresentazione di se stessi è ancora più finta più menzognera. Una persona
auto-referente è una persona che manca di qualcosa, è una persona che non riesce a entrare in contatto con gli altri.
Stefano, il protagonista interpretato da Luigi Lo Cascio, non ha una vita sua e ne risente anche nel suo lavoro; quando un
attore mette qualcosa di sé, facendo qualcosa talmente lontano da sé, diventa un messaggero di qualcosa di familiare. Ho
cercato di raccontare una storia che attraverso il pudore cerca di raccontare se stesso e gli altri, creando un mondo che
non ha a che fare con l’attualità, perchè l’attualità è un fardello sul film.
Il finale aperto è voluto per lasciare speranza? Che ci possa essere un futuro?
P: è un finale coerente e compatto fino al punto in cui vengono tolte le "extention" ai capelli. Poi c'è un'appendice molto
improbabile, che però acquista probabilità attraverso la lunga dilatazione temporale, fino alla scena dove il bambino,
elemento significativo viene messo da parte e Laura e Stefano cominciano a parlare e Stefano dice "Però sarebbe un peccato
se tu smettessi di fare questo lavoro". Questa fiducia che viene fuori rappresenta la scena liberatoria finale, che
attraverso il desiderio e la capacità di amarsi culmina con il sorriso di Sandra dubbioso e speranzoso. E qui il finale
diventa aperto, ambiguo e si chiude con l'inquadratura finale del cartellone del film: il cinema nel cinema.
Sandra ha incontrato resistenze nel copione? Se si come le ha affrontate?
CECCARELLI: resistenza si, perché magari non si capisce qualcosa della storia, della vicenda. La cosa più difficile
nell’interpretare un’attrice è stato proprio trovare la distanza tra me e Laura. Ma fortunatamente con Giuseppe si lavora
e ci si prepara prima, almeno due mesi prima, cosi che tutta la parte razionale del capire viene sviscerata e compresa. La
mia preoccupazione era capire se una donna dell’800 fosse tanto diversa da una donna dei nostri giorni. E se si in cosa.
Questa preoccupazione era una mia paura nel fare quella scena, poi quando mi sono trovata sul set, sono riuscita a
eliminare i cento modi possibili nell’affrontare la scena e a lasciarne solo venti. Il mio vero problema era riuscire a
distinguermi dall’attrice, essere diversa da Laura, e ancor di più essere diversa da Eleonora e Laura. In realtà, Laura ed
Eleonora erano molto simili fra di loro, ma Laura era molto lontana da me Sandra.
Molti uomini sono come il protagonista del film: meschini, patetici, che scappano. A te è capitato di avere una storia
così?
C: in amore le dinamiche uomo/donna sono molto soggettive, dipendono sempre dagli incontri. Sinceramente non riesco a
trovare punti comuni per dire come sta andando.
Re-incontri tra attori e registi, registi e produttori, è più facile lavorare con un attore che si conosce?
C: Non ho ancora capito neanche io se è proprio un bene o un male. All'inizio ero un po' dubbiosa nel lavorare con Luigi,
visto che avevamo appena lavorato assieme nel film precedente,
"Luce dei miei occhi”. Invece, si è rivelato molto semplice,
perché conoscersi è un’ agevolazione che permette di lavorare con una memoria della scena già forte.